“L’Onda”: quando i regimi diventano realtà…

Onda
“La teoria diventa una forza materiale appena conquista la massa.”
 Karl Marx

 

A Palo Alto (California), nel 1967 il Professore Ron Jones spiegò in maniera piuttosto innovativa la nascita dei regimi totalitari – in particolar modo il fascismo- ai suoi alunni: propose loro una sorta di simulazione, un role-playing, distribuendo compiti e ruoli, introducendo un simbolo ( un’onda rossa stilizzata), un motto, un saluto, delle regole e delle conseguenti punizioni per chi non le rispettava. Il Professore, forse inconsapevolmente, dette vita ad un vero e proprio esperimento di psicologia sociale che riuscì a dimostrare quanto i regimi totalitari siano una realtà a noi molto vicina e non dei tragici incidenti del passato, proprio a causa della nostra natura gregaria e del senso di insicurezza che la società di massa suscita in noi. L’esperimento costò caro al professore che venne licenziato ed inibito a vita dall’insegnamento nelle scuole pubbliche americane; tuttavia collaborò con Philip Zimbardo, il celebre autore dello “Stanford Prison Experiment” che ispirò più di un film che tratteremo prossimamente.

Da questa tragica vicenda nasce “L’Onda”, film tedesco del 2008. Il suo regista, Dennis Gansel, sviluppa il suo film partendo da una “semplice” domanda: cosa accadrebbe se un anarchico nostalgico ora professore di un liceo si mettesse in testa di instaurare, per una sola settimana, un regima autarchico in una classe di una scuola superiore della Germania dei giorni nostri?
La Psicologia Sociale si dimostra essere terreno fertile per il cinema: in questo caso il film fornisce degli ottimi spunti di riflessione su cosa possa essere un Gruppo e su come la sua forza possa agire ed influenzare i singoli individui. Il regista sembra interrogarsi su cosa possa fondarsi lo spirito di gruppo, trovando la risposta nel senso di appartenenza, nel processo di idealizzazione e nel meccanismo di identificazione che influisce sulla costruzione dei legami tra i membri di un gruppo. L’identificazione ne “L’Onda” viene mostrata non solo attraverso il rispecchiamento di alcuni aspetti di sé ma anche attraverso l’adozione di un abbigliamento uniforme e delle convenzioni comunicative come, ad esempio, il saluto.

Il regista mostra inoltre come un Leader carismatico riesca ad ottenere in poco tempo il “potere” sfruttando l’insoddisfazione, la mancanza di stimoli, la mancanza di coesione e di solidarietà nei rapporti interpersonali : è proprio il confine tra adesione spontanea a coercizione a fare da traino mostrando come i ragazzi, dapprima contrari, finiscano tutti per rispettare le regole imposte dal loro Leader e ostracizzare tutti i membri ritenuti “dissidenti”.
Viene messo in luce come il movimento in sé raccolga e soffochi gli spiriti indipendenti e più deboli, unendoli sotto un unico stendardo, covando altresì attraverso l’esaltazione del movimento, le frustrazioni e i disturbi dei singoli individui.
Quello stesso gruppo che inizialmente ha rappresentato – sopratutto per i ragazzi più fragili- un contenitore rassicurante per tutti quegli aspetti di sé rifiutati dalla famiglia e dal gruppo dei pari, si trasforma, con lo scorrere del film, nel fatale aguzzino di tutti i suoi membri.

“Vi siete accorti di quel che è successo? …Vi ricordate ancora di quel che avevo chiesto all’inizio della settimana? Se nel nostro paese sia possibile un’altra dittatura.
E’ appena successo, il fascismo!
Ci siamo ritenuti esseri speciali, migliori di tutti gli altri, ma la cosa peggiore però, è che abbiamo escluso dal gruppo chi non la pensava come noi, li abbiamo feriti, e non voglio immaginare cos’altro avremmo potuto fare. Io mi scuso con tutti voi, siamo andati oltre. Io sono andato oltre. Deve finire qui”.

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